lunedì 22 novembre 2010

Lo sciopero ( inutile) dei lavoratori dello spettacolo


Oggi,22 novembre 2010,l'Italia dello spettacolo si è fermata,per protestare contro i tagli,pesantissimi alla Cultura, e al Fus.
Da mesi, riflettevo e predicavo, circa un'iniziativa contro questo modo di fare,ma,oggi mi chiedo a chi serva,quale utilità abbia.

First,oggi è lunedì...e buona parte dei teatri sono CHIUSI...è come se,per usare una similitudine,oggi fosse stato indetto lo sciopero dei barbieri,che,notoriamente il lunedì,sono in vacanza.
Non male,bloccare lo spettacolo,un giorno in cui,una parte di esso è ferma.
Ricapitolando...il teatro sciopera di lunedì,non è presente nelle proteste del movimento Tutti a Casa!e,inventa una giornata di lutto il 27 marzo 2011...
Decisamente strategico!

Ci sono un sacco di domande che mi pongo...chi sciopera?i piccoli?gli Stabili?i non finanziati?
Chi ha indetto lo sciopero?i Sindacati?quali?quelli che non ti difendono?

Premettendo,che non credo, che un nuovo governo,fosse anche di sinistra,possa risolvere questa situazione da terzo mondo,provo a elencare qualche breve proposta...una lista,un elenco,che piace assai al pubblico

DAVIDE DI PIERRO LEGGE:ELENCO DI BUONE AZIONI PER LA CULTURA ITALIANA

1)abolire il Fus,scrivendo una buona legge sullo spettacolo,che oggi non esiste...eliminando così,quelle cose simpatiche che sono gli "scambi" e i loro amici

2)abolire i contratti di scrittura,oggi i lavoratori dello spettacolo,sono equiparati ai lavoratori,della terra...ecco senza nulla togliere all'Agricoltura,tutto questo mi sembra pazzesco.Sostituire questo con la normale contrattualistica di lavoro,che è ugualmente agghiacciante,ma un pochino meno

3)ammortizzatori sociali per i lavoratori dello spettacolo...oggi sono inesistenti

4)dopo l'abolizione del Fus,ripensare il sistema di sostegno alle imprese,con criteri europei e non clientelari, in questo la Francia e l'Inghilterra insegnano.Perchè diciamocelo chiaro,i borderaux falsi,gli scambi di fatture,le recite a pubblico 0,le letture spacciate come recite...i progetti fittizzi,beh sono stati fatti da tutti.Quindi tabula rasa e si riparte.
Tutto questo ovviamente,non prevede l'azzeramento degli attuali Teatri finanziati...ma perchè i criteri di finanziamwento,devono essere ancora quelli dell'epoca di Paolo Grassi?

5)Diminuire del 15%la spesa militare,che è di circa 14 miliardi di euro, e destinare,quei fondi alla Cultura...meglio le bombe o il teatro?il cinema?
Basterebbe anche il 10%

6)No tax zone!chi investe in Cultura,non lo paga di tasse...anche se ovviamente il discorso non è così banale,questo vuol dire,ripensare la politica fiscale di un paese
Altra strada è l'8 per mille alla Cultura...ma sarà difficile, con un governo che si mangia il 5 per mille alle associazioni!

7)Uno spazio polifunzionale in ogni scuola,dove poter formare le nuove generazioni alla Cultura...se andava bene negli anni 70,perchè non può andare bene adesso?

8)Contributi a carico dello Stato,per 5 anni,per quelle imprese culturali che assumono nuovo personale,oggi spesso destinato al nero, o ai contratti STAGIONALI,come i lavoratori dello spettacolo.

9)Ricambio generazionale all'interno delle istituzioni Culturali ( Festival,Musei,Teatri)dove direttori,sopraintendenti,organizzativi di vario genere,dopo al massimo 10 anni ( ed è un'eternità) vanno a CASA,sostituiti da nuove figure,assunte per meriti professionali e per concorso PUBBLICO,non per nepotismo,amicizie,passaggi di letto.

10)Questo è un mio pallino..triplicare ( e ancora non basta)il sostegno alle politiche Culturali per l'Infanzia,vigilando attentamente su scelte,azioni e progetti.Dobbiamo concretamente creare delle nuove generazioni, e non lasciarle in mano alle Winx e ai Gormiti.

Naturalmente, tutto questo, è solo un gioco, dettato in parte dall'esperienza,in parte dall'intuito...temo che nessun ministro lo attuerà...non a destra ( rozzi,ignoranti,bestie),ma nemmeno a sinistra,dove certo si stava meglio...ma una legge sullo spettacolo...campa cavallo!
Può far sorridere,la proposta numero 10,ma l'ispirazione è il protocollo Veltroni,del 1995...mai entrato in vigore realmente...

Come disse Monicelli,l'Italia ha bisogno di una rivoluzione...ma vera!
CAZZO!

mercoledì 17 novembre 2010

Mark Knopfler - Brothers in Arms

Io non dimentico...


Oggi è una di quelle sere,che guardo fuori dalla finestra,e penso a tante cose,a quello che succedeva due anni fa,in questi giorni.
Ci sarebbero,tante cose da scrivere sia personali,che "generali",e partendo sul personale,dico solo che di quei giorni concitati non dimentico nulla.
Non dimentico l'accaduto in terra pugliese,comprese le minaccie stile mafia,e non dimentico quello successo qui a Rivoli.

Io la tragedia del Darwin,non la dimentico,poichè il Darwin è stata la mia scuola per tanto tempo,e al posto di quella morte,al posto di Vito,ci sarebbe potuto essere qualunque persona,ognuno di noi,che in quella scuola siamo andati,abbiamo studiato,abbiamo fatto teatro.
Non dimentico,che passata l'emozione,si è fatto poco o nulla per la sicurezza scolastica,e penso che sia stato solo un caso il non avere avuto altri morti.
Di quei giorni,ricordo bene la fiaccolata,e l'aver visto alcuni volti amici,nel momento meno opportuno.
Ricordo il senso di smarrimento, e la rabbia,poichè quella morte è figlia dell'incuria,della negligenza.

Personalmente,trovo molto strano,che non sia indagato l'ex Preside del Darwin,Salvatore Iuvara,che non solo in quei giorni non si fece vedere,ma che secondo me è corresponsabile di quella morte.

Il 21,in qualche modo ricorderò Vito,ma non parteciperò alla fiaccolata,perchè non troverei coerente,sfilare insieme ad Acmos,che stimo per tante battaglie,molte condivise,ma dalla quale sono stato tirato fuori...senza sapere nemmeno un perchè...

Credo che sia giusto così.
Io non dimentico,e ricordo...anche facendo silenzio per qualche minuto!

domenica 14 novembre 2010

Un cordiale vaffanbicchiere a Grillo e a tutti i democratici di sta...bip....


Oggi,ho avuto un'interessante conversazione, con alcuni appartenenti al Movimento 5 stelle di Torino,che mi hanno illuminato, un poco sui meccanismi poco democratici all'interno del movimento, su come Bono e altri stiano instaurando una specie di dittatura, e su come si sia quasi arrivati alle minaccie fisiche.
Mi ha fatto sorridere, la frase "questo è il giocattolo di Grillo...se non ti sta bene, te ne vai",perchè fa il pari con le frasi che ho sentito da alcuni amici finti "rossi", fino ad una nota associazione torinese, dove a parole si parla di democrazia, e poi non solo non esiste il dibattito, ma non esiste nemmeno il confronto.
Tanto è, che di quella associazione ( Acmos)io non ne faccio piu' parte,ma va bene così,la comunanza su tante battaglie resta, ma please, non mi si dica che si usano strumenti democratici, perchè non è vero.
E'La solita storiella,trita e triste, del potere, dove o sei davvero di ferro,o alla fine ti ci affezioni, lo fai tuo, e umanamente tendi a preservarlo.
Il problema è quando intorno al potere si raggruppano le anime belle ( e io mi ritengo orgogliosamente una di quelle), che ti interrogano, magari chiedono partecipazione vera, mettono il dito nella piaga...e allora bom ( beccati il piemontesismo), sei fuori dal giro.
Mi viene in mente, l'adolescenziale Jack Frusciante, che esce dal gruppo,mi piace pensare in cerca di nuovi stimoli.
E'così in politica,ed è così in teatro, e in fondo è la vita.Incolonnato nel SISTEMA, se non lo sei , sei scomodo, sei un rompicoglioni, e se possono sei fuori dai giri.
Penso ai grandi intellettuali, come e soprattuto Pasolini,penso a tanti movimenti prima di Genova 2001 ( dove sono?), agli artisti scomodi ( Rino Gaetano, e restando in teatro il grande Leo De Bernardinis), e se vuoi a tutti quelli che sono stati precursori di qualcosa , anche nello sport ( Dieguito su tutti, ma Pozzeco o Petrovic nella pallacanestro per dirne 2)...
E allora, ancora una volta la strada mi porta verso due grandi movimenti che sono Sel di Niki Vendola, che spero sia partecipato e democratico,e verso Emergency, perchè testimonia con i fatti che un altro mondo è possibile.
Questi giochi di potere, non mi piacciono, e me ne tengo alla larga...sempre e comunque.
Mi piace pensare che Guevara, in fondo tutto questo lo avesse capito, e quando chiese a Fidel, la rivoluzione permanente, fu spedito in Bolivia a morire...il potere si conserva, i veri rivoluzionari sono scomodi, muoiono.
E allora vaffanculo a Grillo, alla finta democrazia, e a tutti quelli che si pongono come i profeti ...ne abbiamo avuto uno, vero o presunto che fosse....duemila anni fa, non è finito bene.
Vaffanculo a chi abusa della parola democrazia partecipativa,vaffanculo al teatro fine a ste stesso,e a tutto questa calma piatta, che si aspetta che il nano si tolga di mezzo.
Un cordiale fuck anche al Fatto Quotidiano di Travaglio, che continua a definire Rossi Rapahel un eroe...( miiiiiiiiiiii che fastidio), e a Gianfranco Fini, che non dimentico dove era, e cosa disse il 20 luglio del 2001.
Io e solo io voglio essere di nuovo artefice del mio destino, di quello che faccio, al limite un compromesso lo accetto con Vendola, con Gino Strada e con qualche artista che mi piace, mi diverte e con il quale ho affinità elettive.
Con buona pace di chi si scandalizzerà, spierà, si masturberà con i miei scritti, che signori miei, se uno si fa le pippe mentlai mentre mi legge...beh meglio che vada a puttane...è sicuramente piu' divertente!

p.s . grazie anche al blog di Carla, mi fa sorridere, che pensiamo quasi le stesse cose...

lunedì 1 novembre 2010

35 anni,senza Pier Paolo Pasolini


Domani,saranno 35 anni,che uno dei piu' grandi intellettuali,artisti italiani,ci ha lasciati,vittima di un delitto,dai contorni oscuri,e,ancora per buona parte oscuro,a trentacinque anni di distanza.
Devo ammettere,che negli anni del liceo,Pasolini,non mi venne proprio presentato,forse per limiti ministeriali,o forse perchè troppo rivoluzionario,meglio...un Vincenzo Monti...
Ho amato,e amo Pasolini,da autodidatta!distribuivo anche uno spettacolo su PPP,secondo me eccellente,ma forse troppo osè,per i teatri puritani italici...pazienza...

Vorrei ricordare PierPaolo,con un pezzo che scrisse sul Corriere della Sera...è attuale...da 35 anni,aspetto chi ne assuma il vero significato.

Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile.
Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1° novembre 1974.
Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi.
Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi.
A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.
Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi.
Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi.
Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi.
Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi.
Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.
Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.
Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.
È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.
Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro.
Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.
La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività.
Inoltre, concepita così come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere.
Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere.
Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore.
Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto.
L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.
Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire.
Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana.
E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.
Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.
Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.